La Crisi economica Italiana non è una crisi soltanto economica: non c’è stata nel Paese una bolla speculativa che è scoppiata, non mancano nel Paese cervelli e talenti, abbiamo alle spalle una storia economica di successi, invenzioni, prodotti e marchi vincenti e un tessuto di PMI che a livello teorico, se non fosse così tartassato da tasse e burocrazia, è assolutamente interessante dal punto di vista economico.
Made in Italy è ancora sinonimo di qualità, di tradizione ma anche di soluzioni innovative, e non parliamo del potenziale turistico. Inoltre c’è da aggiungere che l’Italia possiede discrete risorse naturali (gas metano e petrolio) che non la rendono certo autosufficiente ma nemmeno completamente dipendente, e che il Paese ha investito tantissimo in rinnovabili.
Insomma in un Paese così, che è la Terza economia della Zona Euro, e che è stata per molto tempo tra le prime sette al mondo, ci si sorprende che ci sia una crisi di questo tipo. Il fatto è che la crisi oltre che finanziaria è politica, umana e sociale. Per troppo tempo l’Italia si è lasciata andare e gli italiani hanno goduto di una “bella vita” fatta di privilegi acquisiti ad ogni costo senza pensare alle conseguenze per la collettività, un Paese in cui gli eletti pensavano solo a loro stessi e gli elettori a votare chi potesse fare qualche favore personale, un Paese in cui si perdonava tutto: indagini, scandali, truffe e frodi e chiunque riusciva ad arrivare alle più alte cariche politiche grazie al voto dei cittadini.
Oggi il Paese è diviso a metà: parte degli Italiani grida con rabbia contro una casta che per anni ha alimentato, una Casta di responsabili ma incapaci che non ha nessuna capacità di risollevare le cose e che lotta per la sua stessa sopravvivenza. Allo stesso tempo un’altra metà del Paese è ormai rassegnata. Andiamo via, non c’è speranza, è tutto marcio, non ci risolleveremo mai…
Entrambi gli atteggiamenti sono sbagliati: se non si riconoscono le proprie responsabilità come popolo (secondo il vecchio adagio “ognuno ha i rappresentanti che si merita”) non si può costruire un futuro gridando con rabbia contro tutti senza proposte costruttive, così come il pessimismo diffuso non spinge verso il miglioramento ed anzi conserva lo stato attuale delle cose che non fa altro che spingerci più in basso. In Italia, insieme a tante riforme, c’è bisogno di ottimismo.
Non retorica, non frasi fatte, ma della ricerca di basi solide da cui partire con il coraggio di osare. I principali portatori sani di questo ottimismo costruttivo dovrebbero essere i membri più in vista della classe dirigente: politici, membri importanti di Enti ed Istituzioni. Sul sito italiano di Francesco Corallo ad esempio l’imprenditore non perde occasione di parlare del bello dell’Italia e delle sue potenzialità, altri come Lapo Elkann, Michele Ferrero e Leonardo del Vecchio dimostrano con i loro lunghi anni di lavoro la qualità del Made in Italy e come innovazione, design e qualità si possano fondere in modi veramente unici nel nostro Paese.
L’uomo è istintivamente ottimista: non ci mettiamo a dieta oggi, non smettiamo di fumare appena leggiamo la scritta sul pacchetto che avvisa delle malattie, non allacciamo sempre le cinture, pratichiamo sport estremi, questo perché il nostro istinto ci porta a visualizzarci vivi e vegeti nel futuro, con tutto il tempo che vogliamo per prenderci cura di noi stessi. Questo atteggiamento allo stato attuale delle cose potrebbe essere controproducente, in effetti potremmo dire che, come il fumatore o il guidatore spericolato, proprio per questo ottimismo insito nell’uomo la società civile non cambierà perché pensa che tutto tornerà come prima della crisi. Eppure il peso dell’ottimismo è molto più grande quando si pensa ai vantaggi che questo offre.
Migliaia di anni fa l’uomo era ancora poco più che un animale spaurito, in un mondo selvaggio ed ostile, di animali feroci, climi avversi, mancanza di cibo, una vita corta e difficile tra le caverne e la ricerca di un pasto. Eppure qualcuno vide in avanti: capì l’importanza del cambiamento, di abbandonare la sicurezza delle grotte per esplorare il mondo, qualcun altro pensò a mettere da parte dei vegetali raccolti invece che mangiarle tutte per provare a farle ricrescere. Dal punto di vista dei gruppi in cui vivevano questi visionari ottimisti, tutti le possibilità sembravano contro di loro, avranno detto: nessuno dei nostri antenati si è spinto oltre quella pianura, nessuno dei nostri antenati ha sprecato del cibo per metterlo in un buco nella terra…sappiamo come è andata a finire.
La crisi economica non che è un’altra scommessa in cui si parte sfavoriti: non sappiamo bene cosa ci aspetta dopo e quali forze potrebbero aiutarci visto che ormai sembra tutto negativo, eppure l’ottimismo potrebbe salvarci, portandoci a scoprire possibilità che non avevamo immaginato prima. Non sarebbe ora di parlare molto di più di quello che possiamo fare e di come possiamo farlo, anche con il coraggio di osare, anziché lamentarci soltanto?