Sede legale in Olanda, sede fiscale a Londra e quotazione a Wall Street. L’ultimo passo per completare l’internazionalizzazione di Fiat avverrà in una data simbolica, il 12 ottobre della scoperta dell’America, quando il nascente nuovo gruppo automobilistico italo-americano sarà quotato alla borsa di New York.
La fusione tra Fiat Spa e Fiat Investment non ha incontrato ostacoli, lasciato alle spalle il termine di legge per l’opposizione dei creditori e liquidati gli azionisti che avevano così richiesto (non è stato superato il limite massimo di 500 milioni) e termina ufficialmente un pezzo di storia dell’industria italiana.
Sarà necessaria una spesa di 400 milioni per riacquistare le azioni dei soci che hanno esercitato il diritto di recesso. I soci a cui era stata offerta un’opzione sulle quote hanno sottoscritto solo il 10% di queste ultime, per un totale di 60 milioni. Il calcolo è presto fatto: a Fiat restano circa 53 milioni di titoli, il prezzo stabilito per il recesso era di 7,727 quindi il costo totale dell’operazione è di 416 milioni. Con una nota ufficiale, da Torino hanno fatto sapere di non volere ricollocare le azioni sul mercato visto che le quotazioni attuali sono inferiori al cartellino di recesso precedentemente annunciato.
Torino resta sede centrale delle operazioni europee. Il nuovo titolo FCA, Fiat Chrysler Automobiles, farà la sua comparsa a Wall Street all’apertura della prossima settimana di contrattazioni. Per celebrare l’impresa, lunedì mattina dinanzi al New York Stock Exchange saranno esposti i modelli più importanti della storia del gruppo.
Il titolo Fiat chiude debole il suo viaggio in borsa a causa della flessione del mercato sudamericano, i conti del terzo trimestre saranno resi pubblici il 29 ottobre, ma gli analisti si attendono di vedere un miglioramento nei ricavi rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno. Sul titolo hanno pesato anche gli ammonimenti della commissione UE, secondo la quale gli accordi stipulati in Lussemburgo non rispettano i criteri della libera concorrenza del mercato. Rischi anche negli USA, dove è stata avviata un’indagine sulla sicurezza di alcuni modelli Chrysler prodotti tra il 2007 e il 2014.
Il lungo processo di fusione con Chrysler potrebbe essere solo il primo passo di quello che a Torino chiamano “consolidamento del mercato”. In recenti interviste con due diverse testate del gruppo Bloomberg, sia l’ad Sergio Marchionne che John Elkann hanno confermato che prenderebbero in considerazione altre mosse per la costruzione di un polo dell’auto. Marchionne, in particolare, ha più volte affermato che l’attuale mercato dell’auto segua regole anti-economiche, con case automobilistiche che vendono a prezzi inferiori ai costi di produzione nel mercato europeo.
Potrebbero essere da leggere in quest’ottica gli accordi recenti siglati con Renault per la produzione congiunta di mezzi commerciali leggeri.
Tornando a FCA, gli analisti prevedono ricavi totali per circa 23 miliardi, un utile operativo di 976 milioni e un utile netto di 154 milioni. Il rating di Fiat resta neutrale, ma ricordiamo che secondo JP Morgan sarebbero in arrivo tempi ancora più duri per il settore automobilistico, la ripresa dovrebbe ricomparire all’orizzonte solo nel 2016.
Il sentiment dei traders indipendenti sembra restare invece largamente positivo, a giudicare da quanto comunica il broker IG: oltre il 95% di coloro che hanno investito su Fiat credono a un rialzo dei prezzi nel breve medio periodo.