Quando muore una persona cara, oltre al dolore per la scomparsa, gli eredi devono anche sistemare tutta un serie di questioni burocratiche: una tra queste risulta essere lo sblocco del conto corrente, visto che le banche sono abbastanza rigide su tematiche del genere; in questo articolo ci soffermeremo su un caso particolare, ovvero quello del conto corrente bancario cointestato con il defunto.
Decesso di un correntista: cosa fare con la banca
Come è noto, quando una persona muore tutti i suoi beni patrimoniali (sia le attività che le passività) vengono trasferiti agli eredi che accettano l’eredità. Con la morte del titolare di un conto corrente bancario si estinguono anche i poteri di firma che il defunto aveva eventualmente concesso a terzi: ad esempio chi aveva ricevuto una delega per operare su quel conto non potrà più fare prelievi o versamenti. Anche per questo motivo la banca, quando viene a conoscenza della notizia che un suo correntista muore, immediatamente congela i rapporti in essere, in modo da impedire qualsiasi transazione. Questa situazione di blocco permane finché non viene fatta chiarezza su chi sono gli eredi e fino a quando non viene consegnata alla banca una copia della dichiarazione di successione.
I passi da seguire sono essenzialmente quattro: prima di tutto si deve comunicare alla banca che c’è stato il decesso; poi bisogna recarsi presso l’istituto per fare i conteggi e ottenere la dichiarazione di sussistenza; a questo punto sarà possibile fare la dichiarazione di successione che, e siamo al punto quattro, andrà trasmessa in copia (già compilata e consegnata all’Agenzia delle Entrate) anche alla banca. Dopo questo percorso il conto corrente sarà di nuovo a disposizione degli eredi del correntista. Di solito per ottenere la dichiarazione di sussistenza e le altre informazioni necessarie per procedere con la successione bisogna far arrivare alla banca il certificato di morte, la dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà (o un atto notorio, richiesto quando ci sono in ballo importi superiori a determinate cifre) e l’eventuale testamento. Ma cosa accade se il conto corrente bancario è cointestato con il defunto?
Cosa succede in caso di conto corrente bancario cointestato con defunto
Il conto corrente cointestato può essere di due tipologie: ci sono quelli a firma disgiunta, che permettono a ciascuno dei titolari di disporre autonomamente dell’intera somma presente nel conto, e quelli a firma congiunta, con cui ogni ordine è possibile solo con la firma di tutti i cointestatari. In caso di firma congiunta il conto rimane bloccato fino a quando non vengono individuati gli eredi legittimi del titolare defunto, perché per operare su quel conto diventa necessario anche il loro intervento; . In caso di firma disgiunta invece il cointestatario in teoria potrebbe continuare a disporre del conto anche dopo la morte di uno dei titolari, ma questa è una situazione che le banche non gradiscono molto. Per evitare di correre il rischio di essere coinvolti in liti e diatribe tra i coeredi del defunto e il cointestatario del conto, molto spesso gli istituti di credito dispongono il blocco del conto corrente anche in caso di firma disgiunta.
Ovviamente cade in successione solo la quota di denaro presente del conto corrente che appartiene al defunto; la quota viene determinata in percentuale in base al rapporto tra l’intera giacenza e il numero dei cointestatari (molto semplicemente, se il conto corrente bancario è cointestato a due persone e la somma presente ammonta a 3.000 euro, la quota che cade in eredità è pari al 50%, ovvero a 3.000/2= 1.500 euro). Una volta accettata l’eredità, gli eredi acquisteranno pro parte la titolarità della quota a cui abbiamo appena fatto riferimento subentrando al defunto nel rapporto bancario.
I tempi della pratica e gli adempimenti per gli eredi
A conferma del fatto che l’Italia non brilla per la rapidità dei suoi tempi burocratici, l’intera procedura, per quanto sulla carta non possa sembrare particolarmente complicata, richiederà tempi abbastanza lunghi: giusto per chiarirlo prima, servirà un po’ di pazienza prima di poter sbloccare le somme presenti sul conto corrente cointestato con il defunto. E i tempi potrebbero ulteriormente allungarsi se (in caso di conto con firme disgiunte) il contitolare superstite o gli eredi del defunto stesso decidono di agire in giudizio con un’azione di rivendicazione per dimostrare che la presunzione secondo cui le somme presenti nel conto appartengano ai cointestatari in parti uguali è sbagliata (fornendo le prove che il saldo attivo del conto sia dovuto esclusivamente a versamenti non riferibili agli altri titolari).
Ricordiamo che gli eredi hanno un anno di tempo per preparare sull’apposito Modello 4 la dichiarazione di successione, che va trasmessa insieme ad una serie di documenti all’Agenzia delle Entrate; la dichiarazione non è necessaria se il patrimonio non supera i 100.000 euro e se non sono coinvolti beni immobili (se questi sono presenti bisognerà procedere anche alle relative trascrizioni e volture). Le imposte ipotecarie e catastali devono essere pagate prima della presentazione delle dichiarazione (tramite Modello F23 e utilizzando i codici tributo 649T e 737T), mentre dopo si dovrà pagare l’imposta di successione, con aliquote che variano dal 4% all’8%, che dovrà essere liquidata entro tre anni dalla presentazione della dichiarazione stessa.