Quanto spendono le Regioni italiane?

Parte oggi il primo articolo/inchiesta di una lunga serie, in cui analizzeremo, dati alla mano, alcuni aspetti fondamentali dell’economia di questo paese. Oggi è la volta delle regioni che, come si sa, sono molto indebitate. Così abbiamo voluto spulciare a fondo i dati diffusi dall’Istat (sono relativi al 2011) per capire quanto spendono e quanto incassano ogni anno.

Il risultato è stato, purtroppo, in linea con quanto ci immaginavamo. In sostanza le regioni italiane spendono molto più di quanto potrebbero permettersi. Ma vediamo di capirci qualcosa in più, dati alla mano.

QUANTO SPENDONO LE REGIONI ITALIANE

spese regioni

Come si può evincere dal grafico le regioni spendono circa 172 miliardi di euro (per l’esattezza 172.724.284.900 euro) per sostenere le spese ricorrenti. La voce predominante è sicuramente quella relativa alle Asl con ben 118 miliardi di euro circa. Le spese di investimento, invece, ammontano a 54,6 miliardi di euro (per l’esattezza 54.594.223.358 euro) di cui spiccano ben 8 miliardi di trasferimenti a impree, consorzi e cooperative.

Le spese per rimborso di mutui (comprese le operazioni di credito a breve termine) ammontano a poco meno di 10 miliardi di euro mentre le spese per partite di giro sono di ben 55,6 miliardi di euro. Nel complesso le spese delle regioni per l’anno 2011 ammontano a 305 miliardi di euro (per l’esattezza 305.558.443.818 euro) che come vedremo più avanti è molto di più di quanto incassato nello stesso anno.

A QUANTO AMMONTANO LE ENTRATE DELLE REGIONI ITALIANE

entrate regioniVeniamo ora alle entrate avvalendoci sempre del grafico di riferimento. Le entrate da tributi propri o devoluti dallo Stato ammontano a circa 134 miliardi di euro e sono costituiti esattamente da 80,6 miliardi di tributi propri e da 53,4 miliardi di tributi girati dallo stato centrale. A questi, però, vanno aggiunte le entrate relative ai contributi e assegnazioni dello Stato per altri 29 miliardi circa.

Le entrate da rendite patrimoniali, utili di enti o aziende regionali ammontano a soli 4 miliardi di euro e le entrate da alienazioni di beni patrimoniali, trasferimenti di capitali e da rimborso di crediti a circa 7,6 miliardi di euro. Nel conto, ovviamente, incidono anche le entrate dovute all’accensione di mutui, prestiti e altre operazioni creditizie che, di fatto, generano un flusso di cassa. Questa voce incide per 31,5 miliardi di euro, mentre le partite di giro per 55,6.

CONCLUSIONI

Nel complesso vogliamo provare a fare un’analisi superficiale di questi dati evitendo di entrare troppo nel dettaglio. Quello che si evince è che nel solo 2011 vi è stato, sempre secondo i dati diffusi dall’Istat, un disavanzo di ben 5 miliardi di euro. Calcolando che lo studio si riferisce solo alle spese delle regioni e delle province autonome è evidente come la situazione debba tornare sotto controllo.

Nel conto, infatti vanno messi i disavanzi generati da comuni, province e dallo stato centrale. Bilanci di questo tipo sono insostenibili nelle attuali condizioni in cui versa la nostra economia, ma che fare allora? La strada da seguire è forse quella dell’austerity?

A nostro proseguire su questa strada non porta a nulla. Di sicuro è necessario un intervento drastico per ridurre e ottimizzare le spese superflue ma, allo stesso tempo, è necessario investire per rilanciare l’economia e far ripartire i consumi. E i fondi per questi investimenti potrebbero essere presi proprio dall’ottimizzazione di questi bilanci. Nelle prossime puntate andremo ad indagare tra i conti di Comuni e province.

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