Se si decide di aprire un’attività commerciale, o se si è un lavoratore indipendente che vuole aprire un suo studio, sarà necessario prendere un locale in affitto.
Quando, però, l’affitto è destinato come nel nostro caso un’attività di vendita, industriale, artigianale o turistica, è necessario stipulare un tipo di contratto differente da quello che si fa per un’abitazione residenziale.
Si chiama contratto di locazione commerciale, e serve a regolare proprio l’affitto di un locale mirato allo svolgimento di un’attività.
Andiamo a scoprire insieme in che cosa il contratto di locazione commerciale è differente da un classico contratto di affitto abitativo.
Che cos’è un contratto di locazione commerciale
Il contratto di locazione commerciale è un accordo che viene stipulato tra un locatore e un conduttore, per concedere in affitto un immobile – dietro pagamento di un canone mensile – che abbia finalità non abitative ma commerciale o ricettive.
Chiunque voglia aprire un’attività quindi, dovrà necessariamente sottoscrivere questo tipo di contratto, che non può essere inferiore a sei anni e può avere diverse durate oltre questo limite.
Può essere proposto, infatti, in modalità 6+6, quindi 6 anni sicuri con l’opzione di rinnovo per altri 6, oppure per immobili adibiti ad attività assimilate (hotel, trattorie, pensioni) o ad esempio attività teatrali, di solito si propone un 9+9, ovvero 9 anni di durata minima e la possibilità di estendere il contratto per altri 9 anni.
L’unico caso in cui viene consentita una durata di contratto inferiore a sei anni è la locazione commerciale transitoria: vuol dire che l’attività esercitata avviene solo per un breve periodo limitato– è il caso, ad esempio, di spazi affittati per mostre o esposizioni – ma è necessario comprovare con una documentazione approfondita la transitorietà necessaria per ottenere questo tipo di contratto.
Un’altra differenza con il contratto classico di locazione abitativa, oltre alla durata e lo scopo a cui viene adibito il locale, è anche la tipologia di contribuzione: il contratto di locazione commerciale, infatti, deve essere obbligatoriamente sottoposto a un regime ordinario, e non vi può essere applicata la così detta “cedolare secca”.
Come sottoscrivere un contratto di locazione commerciale
Al di là delle differenze che sono state illustrate nel paragrafo precedente, il contratto di locazione commerciale viene stipulato esattamente con le stesse regole previste per quello abitativo.
Affinché sia considerato valido legalmente, il contratto deve contenere queste informazioni:
– il nome del titolare dell’immobile e il nome della società o lavoratore indipendente;
– la specifica che si tratta di un utilizzo commerciale;
– la data di inizio della locazione e la durata del contratto;
– il canone mensile da pagare al titolare dell’immobile;
– i dettagli sulla caparra, che di solito è massimo 3 mensilità;
– le modalità di aggiornamento Istat;
– lo stato in cui si trova l’immobile al momento dell’affitto;
– il dettaglio di quali spese sono a carico del proprietario e quali a carico dell’inquilino;
– le eventuali norme di recessione del contratto.
Insieme al contratto sarà necessario presentare una serie di documenti, che sono la fotocopia di carta d’identità e codice fiscale del locatore e dell’inquilino, i dati dell’immobile presi da una visura catastale recente, la planimetria dell’immobile, l’estratto conto delle spese condominiali e una copia della Certificazione di Prestazione Energetica (APE) in corso di validità.
A questo punto, il tutto deve essere registrato all’Agenzia delle Entrate entro 30 giorni dalla stipula, operazione che si può svolger in via telematica, presso gli uffici dell’Agenzia o tramite un intermediario.