Il congedo di maternità, o maternità obbligatoria, è il periodo in cui la madre lavoratrice deve astenersi dal lavorare. Ma a chi spetta questa? E quanto dura? Anche i padri hanno un congedo di paternità?
A chi spetta
Il congedo di maternità obbligatorio spetta a varie categorie di lavoratrici, e nello specifico:
- alle lavoratrici dipendenti, assicurate presso l’INPS, che hanno in corso un rapporto di lavoro, che siano impiegate, dirigenti, operaie, etc;
- le lavoratrici a domicilio o che lavorano nella pubblicità utilità;
- le collaboratrici a progetto;
- le lavoratrici agricole, a tempo indeterminato e che hanno maturato almeno cinquantuno giorni di lavoro;
- le colf e le badanti, che abbiano ventisei contributi settimanali annuali dall’inizio del congedo di maternità o cinquantadue contributi settimanali nei due anni che siano precedente sempre alla data dell’inizio del congedo;
- disoccupate o sospese, il cui congedo di maternità è inizia entro due mesi dall’ultimo giorno di lavoro, oppure che hanno diritto all’indennità di disoccupazione o alla cassa integrazione.
In questo elenco sono, poi, incluse le lavoratrici autonome e le libere professioniste, che hanno diritto alla maternità obbligatoria, ma non sono tenute ad astenersi effettivamente dal lavoro.
Il periodo di tale congedo si può estendere da due mesi precedenti alla data presunta del parto ai tre mesi successivi quest’ultimo. Eventualmente, questo periodo può essere più flessibile rispetto anche alle condizioni della donna, ma in questo caso è necessario rivolgersi sia ad un ginecologo dell’SSN sia ad un medico aziendale.
Non sono, tuttavia, solo le donne a poter usufruire di un congedo per la nascita del figlio. La legge di Bilancio del 2020, infatti, ha concesso la paternità obbligatoria, che va da circa una settimana entro i cinque dalla nascita del bambino.
Come fare domanda ed altre informazioni
La domanda per la maternità obbligatoria va presentata entro il settimo mese di gravidanza della madre, al datore di lavoro e all’INPS, allegandovi una certificazione medica. La domanda all’INPS si può fare in tre modi, ovvero sul sito online dell’INPS, utilizzando il PIN, tramite via telefonica oppure presso i patronati. La nascita del bambino, poi, andrà comunicata entro un mese, e si dovrà comunicare se si desidera ricevere o no degli assegni familiari o detrazioni per carichi di famiglia. Se tale domanda si presenta in ritardo, oltre i sette mesi di gravidanza, si perderà l’assegno per il periodo che incorre dalla data di scadenza della domanda.
Sono previsti dei congedi anche in caso di adozione. Per adozioni ed affidamenti a livello nazionale, il congedo di maternità spetta per cinque mesi dall’ingresso in famiglia del bambino adottato, mentre nei casi di adozione internazionale tale periodo inizia dopo l’ingresso in Italia del bambino. C’è poi l’affidamento non preadottivo, che permette di usufruire di tre mesi di congedo.
La legge italiana, poi, prende in considerazione l’interruzione di gravidanza sei si verifica dopo sei mesi dall’inizio della gestazione. Ovviamente, in caso di parte, la madre deve astenersi dal lavorare per l’intero periodo del congedo di maternità, ossia cinque mesi, ma può avvalersi del diritto di riprendere il lavoro.