In queste ultime settimane, complice il crollo del petrolio che staziona in zona 50 dollari al barile, tutti noi ci siamo accorti di una sostanziale diminuzione del prezzo del carburante che è passato da circa 1,60 euro/litro (prezzo raggiunto sui livelli massimi del 2014 dal diesel) agli attuali 1,35.
Un risparmio notevole che va ad avvantaggiare principalmente i consumatori e le piccole aziende che possono spendere meno al momento del pieno dal benzinaio. Secondo uno studio di Mediobanca pubblicato anche dal corriere tra i paesi più avvantaggiati ci sarebbe l’Italia.
Secondo un’attenta analisi degli esperti di Mediobanca, infatti, l’Italia essendo un paese che importa moltissimo petrolio potrebbe avvantaggiarsi in maniera significativa qualora i prezzi del greggio rimanessero per almeno 1 anno intorno ai 60 dollari al barile.
Questo a differenza di quanto avverrebbe per Germania, Francia e Inghilterra sulle quali si avrebbe, invece, un effetto deflazionistico piuttosto pericoloso. Per quanto riguarda l’Italia la “spinta” potrebbe essere dell’ordine del mezzo punto percentuale di pil… non male se consideriamo che, in effetti, non avremmo fatto niente ma ci saremmo avvantaggiati di un contesto a noi favorevole.
E, sempre stando all’analisi di Mediobanca, ad avvantaggiarsi maggiormente sarebbero i cittadini e le piccole aziende oltre, ovviamente, a quelle realtà imprenditoriali legate direttamente ai prezzi del petrolio come le compagnie aeree, le società di trasporto, ecc.
Ora quello che sarebbe lecito domandarsi è: il prezzo del petrolio rimarrà su questi valori a lungo?
La risposta ce la potrà fornire solo il tempo. Quello che è certo è che al momento non vi sono dati che indichino un cambiamento di questa tendenza e, tantomeno, la volontà dei diretti interessati a far si che ciò avvenga. Insomma nessuno può sapere quanto verranno tenute basse le quotazioni del petrolio ma, al momento, non vi è alcun motivo perchè queste quotazioni tornino a crescere.