Chi investe punta naturalmente a ottenere un profitto dalla movimentazione del capitale. Purtroppo, però non sempre le cose vanno come sperato e può capitare, anche ai professionisti più affermati, di commettere degli errori e di subire delle perdite.
Guadagni e perdite vengono definiti plusvalenze e minusvalenze, ed entrano in gioco nel definire l’ammontare delle tasse che l’investitore dovrà pagare. Il modo in cui si calcolano ai fini fiscali varia a seconda del regime fiscale scelto, il quale potrà essere gestito, amministrato o dichiarativo.
In questo articolo vi spiegheremo che cosa sono le plusvalenze e le minusvalenze, e come incidono sulle tasse che andrete a pagare di anno in anno.
Se invece volete saperne di più sul risparmio gestito o amministrato, potete trovare online guide e articoli redatti da professionisti del settore, le quali vi aiuteranno a comprendere le differenze tra i diversi regimi fiscali, nonché vantaggi e svantaggi di ognuno.
Definizioni di plusvalenza e minusvalenza
Nel settore degli investimenti, la “plusvalenza”, nota anche come capital gain, è la differenza positiva tra il prezzo di acquisto e il prezzo di vendita di uno strumento finanziario, ossia il guadagno ottenuto tramite compravendita. Le plusvalenze non includono altre forme di profitto, come le cedole periodiche delle obbligazioni o i dividendi delle azioni.
Quando la compravendita dello strumento finanziario genera una perdita, la differenza di prezzo viene definita “minusvalenza”. Questo termine indica dunque la differenza in negativo tra prezzo di acquisto e prezzo di vendita.
Plusvalenze e minusvalenze: la compensazione
Per essere in regola con il fisco, l’investitore deve pagare annualmente le tasse sulle plusvalenze generate. La compensazione, consistente nella sottrazione delle minusvalenze dalle plusvalenze, consente di ridurre l’ammontare del capitale soggetto a tassazione.
Attenzione però: non sempre è possibile compensare le plusvalenze con le minusvalenze.
In primo luogo, è possibile scalare solo le perdite pregresse, ossia quelle registrate prima dell’ottenimento di un guadagno. Quindi, se si è ottenuta una plusvalenza e, poco dopo, una minusvalenza, la seconda non potrà essere scalata dalla prima, ma potrà essere utilizzata per compensare una plusvalenza successiva.
Le minusvalenze hanno validità quadriennale. Se entro i quattro anni successivi si riesce ad ottenere un guadagno, sarà possibile compensarlo con la perdita; in caso contrario, il vantaggio fiscale offerto dalla minusvalenza non potrà più essere sfruttato.
Altri limiti di compensazione
I limiti riguardanti la compensazione dei guadagni ottenuti dalla compravendita di strumenti finanziari con le perdite non si fermano qui.
Per essere compatibili, plusvalenze e minusvalenze devono avere la stessa natura. In particolare, sarà possibile compensare esclusivamente le plusvalenze rientranti nella categoria dei “redditi diversi”, come azioni, obbligazioni, titoli di Stato e ETC. Escluse invece quelle denominate “redditi da capitale”.
Questo limite non è contemplato nel regime fiscale gestito, il quale consente di compensare tanto i redditi diversi quanto i redditi da capitale con spese e minusvalenze, riducendo, in caso di andamento negativo di uno o più investimenti, il carico fiscale. Le perdite, se non totalmente azzerate dai guadagni, potranno inoltre essere portate in detrazione nei quattro anni successivi.