L’uscita della Grecia dall’euro sta diventando sempre più una concreta possibilità. Questo è quello che emerge dal mercato e dalle continue voci che circolano negli ambienti istituzionali e della finanza.
Dopo che Greespan ha annunciato che la Grexit (l’uscita del paese ellenico dalla moneta unica) è solo una questione di tempo e Cameron, presidente UK, ha convocato un vertice di emergenza per prepararsi all’evento le possibilità che si trovino un accordo sono davvero minime.
Ma cosa si prospetterebbe per Atene in caso di una uscita dalla moneta unica?
Sicuramente il paese ellenico andrebbe incontro ad una forte instabilità finanziaria con una svalutazione della moneta tra il 50 e il 70% e una forte inflazione. Inoltre per il paese sarebbe pressoche impossibile finanziarsi sul mercato per ovvie ragioni di mancanza di garanzie.
Peccato, perchè con la creazione dei fondi salva-Stati Efsf e Esm econ le OMTs si era fatto capire ai mercati che nessun paese sarebbe stato abbandonato, nessun paese avrebbe lasciato la moneta unica. Invece, a quanto pare, non è così.
I rischi, ovviamente, sono per tutti e non solo per la Grecia. Se è vero che un euro senza la “zavorra” di Atene potrebbe essere considerato più forte, è altrettanto vero che anche altri paesi a rischio come il Portogallo, la Spagna o l’Italia potrebbero essere oggetto di speculazioni. In sostanza il mercato comincerebbe a valutare la possibilità che dopo la Grecia tocchi a qualcun altro.
Ci siamo già passati e tutti ci ricordiamo in che guaio ci eravamo cacciati quando lo spread superò i 700 punti base e i rendimenti arrivarono a livelli astronomici. Purtroppo l’Europa sembra essere dura di orecchie e a non voler imparare nulla dai propri sbagli.
Per il momento, quindi, siamo tutti di nuovo costretti a fare i conti con le tensioni internazionali che un evento del genere prospetta. Il tutto in un Europa sempre più debole e ininfluente livello internazionale.