La Banca Centrale non modifica i tassi e garantisce: “Nel corso di questo mandato siamo pronti a usare strumenti non convenzionali per affrontare i rischi legati a un periodo prolungato di bassa inflazione. Siamo inoltre determinati a tutelare le attese sull’inflazione nel medio e lungo periodo”.
I numeri non invitano all’ottimismo (soprattutto quelli relativi al Pil italiano e al generale stato di salute delle finanze francesi e spagnole), ma il presidente Mario Draghi si è detto convinto che il deterioramento dei parametri avvenuto negli ultimi tre mesi sia in gran parte da imputare alle crisi politiche internazionali. “Alcune di queste, soprattutto la situazione tra Russia e Ucraina – ha puntualizzato il presidente – avranno un impatto maggiore sull’eurozona”.
Nessuna inversione di rotta, come forse qualcuno auspicava, solo un piano suppletivo da mettere in atto qualora l’inflazione dovesse scendere ulteriormente. Alle domande dei cronisti sul perché gli organi di governo della Bce non ritengano il livello inflattivo già molto basso, Draghi ha risposto così: “Lo 0,4% non è stato una sorpresa, il dato è maturato per effetti dei prezzi dell’energia”.
La sessione di domande e risposte con la stampa ha riportato al centro dell’attenzione i cattivi risultati italiani, con il Belpaese scivolato di nuovo in recessione tecnica. E qui Draghi ha ribadito quello che sostiene da tempo: la necessità che i Paesi membri dell’UE riformino le strutture delle istituzioni e del mercato del lavoro.
“Una delle spiegazioni per la bassa produttività italiana risiede nel bassissimo livello degli investimenti da parte dei privati. Non si tratta di un’eccezione rispetto al resto dell’area euro. Adesso, di certo la causa non è il costo del capitale, visto che tassi nominali e reali sono stati bassi per un lungo periodo e in alcune zone sono stati addirittura negativi. La causa del calo del Pil deve quindi per forza essere rintracciata nella domanda attesa da parte del mercato. Questa però è legata al generale livello di incertezza prodotto dall’assenza di riforme”.
Piazza Affari non sembra avere trovato la risposta rassicurante, considerata la tendenza a vendere che non sembra ancora volersi fermare. Gli investitori cercano rifugio nell’oro mentre il quadro internazionale non accenna a rasserenarsi. La questione russo-ucraina continua ad agitare l’Europa. Dopo le sanzioni dell’Ue Mosca non è rimasta a guardare, annunciando il blocco delle importazioni da Europa e Stati Uniti. A questo punto, le incursioni aree sull’Iraq paventate da Obama suonano molto come un messaggio indiretto al Cremlino.
I mercati hanno reagito di conseguenza. Il rublo continua a deprezzarsi, soprattutto rispetto alla divisa americana, ma neanche l’euro gode di ottima salute. Gli operatori interessati al mercato valutario possono analizzare le fluttuazioni sulla piattaforma per il trading forex di IG.
Non è solo l’Italia a risentire. Le ingenti vendite sul Dax, il listino di Francoforte, confermano i timori degli analisti. Dopo i deludenti dati sugli ordini all’industria e le povere performances della borsa teutonica negli ultimi giorni, è chiaro che la Germania soffra dell’instabilità politica del Vecchio Continente.