Analizziamo, oggi, le azioni di Banca Intesa Sanpaolo partendo dal grafico in tempo reale delle quotazioni. Tra i maggiori gruppi bancari italiani, anche Intesa Sanpaolo sembra non essere immune da questa crisi che sta colpendo tutto il comparto, con una forte perdita del titolo in borsa ed una difficoltà crescente a reperire nuove fonti di reddito alternative rispetto agli strumenti classici usati fin d’ora.Qui di seguito puoi analizzare il grafico con la quotazione di Intesa Sanpaolo.
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Intesa Sanpaolo nasce nel 2007 dalla fusione tra due diverse banche, banca Intesa e Sanpaolo IMI. Banca Intesa a sua volta è una banca nata nel 1998, che negli anni è passata per un gran numero di acquisizioni, che l’hanno vista diventare in poco tempo una delle realtà maggiori del paese. In quello stesso anno banca Intesa effettua l’acquisizione di banca Cariplo, per poi passare a quella della Banca Commerciale Italiana, la COMIT, di Ambroveneto, di Cariplo stessa e di Mediocredito Lombardo, portando Intesa alla trasformazione in S.p.a. nel 2002.
Sanpaolo IMI nasce sempre nel 1998, dalla fusione tra l’Istituto Bancario San Paolo di Torino e l’Istituto Mobiliare Italiano, IMI, unendo le forze di una banca caratterizzata da una forte attività retail e da una specializzata negli investimenti. Anche Sanpaolo IMI passa negli anni a seguire per una lunga serie di acquisizioni, tra cui ricordiamo quella del Banco di Napoli nel 2000, la lunga serie di integrazioni del 2002, come la Banca dell’Adriatico, la Cassa di risparmio di Venezia e la Cassa di Risparmio di Bologna, e la seguente specializzazione nel settore assicurativo, con l’integrazione progressiva di Eurizon Financial Group.
I numeri di Intesa Sanpaolo sono di primissimo ordine, con 33 miliardi di Euro di capitalizzazione a luglio del 2016, più di 11 milioni di clienti ed oltre 4.000 filiali sparse su tutto il territorio nazionale, che la portano ad avere quote di mercato superiori al 12% in quasi tutte le regioni italiane.
All’estero, Intesa Sanpaolo ha una presenza molto forte nell’Europa centro-orientale, in Medio Oriente e nel Nord Africa, con alcune agenzie ed uffici di rappresentanza anche in Asia, America ed in Oceania. La presenza di Intesa Sanpaolo all’estero è soprattutto legata alle imprese italiane che lavorano con gli altri paesi, in modo da garantire supporto ed assistenza in qualsiasi parte del mondo.
In Italia, Intesa Sanpaolo è leader soprattutto nel settore retail e corporate, con una attività improntata al supporto dell’economia reale, ed alla gestione strategica dei rischi, rimanendo sempre su livelli minimi e contando su una buona percentuale di liquidità.
L’azionariato del gruppo Intesa Sanpaolo è suddiviso tra il 9,34% in mano alla Compagnia di San Paolo, il 4,83% gestito dalla Fondazione Cariplo, il 3,30% dalla Fondazione C.R. Padova e Rovigo ed il restante 82,5% in mano sul mercato.
La struttura organizzativa del gruppo è suddivisa in Unità specifiche, che rispondono direttamente all’amministratore delegato e CEO del gruppo Carlo Messina, e sono la Banca dei Territori, che si occupa dei clienti retail, persone fisiche e piccole e medie imprese, con un’attività commerciale prettamente domestica, la Corporate ed investment Banking, che si occupa dei clienti corporate, operando come partner di imprese, istituzioni finanziarie ed amministrazioni pubbliche, la divisione Banche Estere, che gestisce quasi 8 milioni di clienti tramite 1.100 agenzie e filiali in Medio Oriente, Nord Africa ed Europa centro-orientale.
Poi ci sono la divisione Private Banking, che con le sue 228 filiali si occupa dei clienti privati, la divisione Asset Management, che si occupa con Eurizon Capital della clientela interna e delle reti commerciali fornendo soluzioni finanziarie, la divisione Insurance, che si occupa di assicurazioni e prodotti previdenziali e la divisione Light Bank, che si occupa dei crediti difficili, della gestione delle partecipazioni e delle attività non-core.
Azioni www.bancaintesa.it : una premessa doverosa
Il mondo delle banche e dei titoli finanziari non è mai stato tanto in subbuglio come in questo periodo. Negli ultimi anni è iniziato un lungo percorso travagliato, che ha portato tutto il comparto degli istituti di credito al centro dell’attenzione del pubblico e degli operatori del settore. La situazione è complicata, ed i fattori determinanti sono molteplici.
Già la grande crisi finanziaria americana, estesasi successivamente a tutto il mondo, aveva messo a dura prova molti istituti di credito, facendo salire alla ribalta l’enorme problema dei derivati, dal quale non c’è bilancio che possa considerarsi al riparo. I derivati sono strumento finanziario incredibile, una vera e propria invenzione finanziaria con la quale è possibile effettuare transazioni con qualsiasi tipo di prodotto finanziario.
I derivati, semplicemente sono delle costruzioni finanziarie effettuate su una base solida, come un asset riguardante una materia prima, una quantità di una determinata valuta, un titolo o un pacchetto di azioni. I derivati possono essere di qualsiasi tipo, oppure essere di secondo o terzo grado, quando cioè vari strumenti derivati subiscono delle trasformazioni, o vengono accorpati o suddivisi e poi accorpati con altri prodotti derivati, e così via.
Ormai il mercato mondiale e gli istituti di credito sono strapieni di prodotti derivati, di cui non si conosce esattamente quanti e quali siano strumenti corretti e quali invece vera e propria spazzatura. È bastata una grande crisi come quella del mercato immobiliare americano del 2008, per far fallire migliaia di aziende, di cui alcuni istituti di credito, per mettere in crisi l’economie di mezzo mondo, compresi interi Stati, e per far diventare i derivati un articolo da prima pagina fissa.
Ovviamente il problema non sono soltanto i derivati, od almeno non i prodotti derivati corretti, leciti e trasparenti, ma rappresentando ormai una cifra stratosferica, circa 10 volte il prodotto interno lordo mondiale, sono diventati un fattore determinante nella formazione delle crisi e nell’individuazione delle fragilità finanziarie.
In più, oggi soprattutto le banche europee, stanno scontando la vicenda britannica e la decisione di uscire dall’Europa, che ha creato un vero terremoto nel settore bancario, specialmente in Italia.
Le banche italiane non sono mai state tanto solide come in questo momento, anche grazie agli stress test della BCE ed alle nuove direttive che hanno portato gli istituti di credito a rispondere a dei criteri molto rigidi, proprio per evitare problemi in caso di future crisi finanziarie.
Soprattutto rispetto alle banche degli altri paesi, stracolme di prodotti derivati di ogni tipo, le banche italiane rientrano in dei parametri molto più rigidi, e possiedono una capitalizzazione sul mercato inferiore. Eppure, stanno scontando ormai dall’inizio dell’anno un vero e proprio boom di vendite, che sta mettendo a dura prova anche le banche più grandi e solide. Le cause principali di questo problema sono principalmente l’enorme mole di crediti inesigibili o difficili, dei quali gli istituti italiani sono pieni, e che rappresentano una questione che la politica del paese continua a non affrontare in maniera seria e definitiva, a tutto danno degli istituti di credito.
Inoltre, i bassi tassi della Banca Centrale Europea, che sta in questo modo tentando di aiutare gli stati europei in maggiore difficoltà, stanno danneggiando non poco i bilanci delle banche italiane, che di titoli di Stato sono piene, e che stanno assistendo al progressivo calo dei rendimenti di questi prodotti finanziari.
Tutto questo insieme alle previsioni pessimistiche riguardo alla crescita del paese, ed alle conseguenze a lungo termine dell’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea, stanno causando un vero e proprio tracollo azionario delle banche italiane nel mercato, che non sembra vedere la fine almeno nel breve periodo.
Quotazione azioni Intesa
Intesa Sanpaolo si presenta sul mercato azionario con una capitalizzazione di 29.395.723.712€ ed un Capitale Sociale di 8.246.979.407€. Il titolo è quotato alla Borsa di Milano, nel Super Sector Banche e nel segmento MTA. Attualmente, il titolo vale in borsa 1,919€, con un rialzo rispetto al giorno precedente del 3,84%.
Per quanto riguarda i dati storici, il titolo Intesa Sanpaolo nel 2016 si è attestato su un valore massimo 3,058€ il 4 Gennaio del 2016, mentre ha toccato il suo minimo il 27 Giugno del 2016 a quota 1,522€ per azione. Se andiamo a vedere le performance del titolo in borsa, vediamo come siano in linea con tutto il settore dei bancari, e mostra una perdita dell’1,89% rispetto ad un mese fa, del 20,17% rispetto a sei mesi fa e del 39,31% rispetto ad un anno fa.
In verità, l’andamento del titolo Intesa Sanpaolo si è distaccato leggermente da quello degli altri istituti di credito italiani, soprattutto andando a guardare gli storici fino a 5 anni fa. Per esempio, il titolo a Settembre del 2011 toccò il suo minimo storico a quota 0.868€ per azione, proprio in seguito al diffondersi della crisi americana dei mutui all’Europa, con il conseguente rallentamento dell’economia italiana e degli investimenti delle aziende e delle famiglie, settore dove Intesa ha sempre puntato molto.
Dopo un breve rialzo del titolo in borsa tra la fine del 2011 e l’inizio del 2012, arrivando a quota 1,5, Intesa Sanpaolo ha nuovamente toccato i suoi minimi stazionando intorno a quota 1, 0,9€ per azione intorno alla parte centrale del 2012, iniziando poi una lenta risalita. Grazie alla successiva ripresa dell’economia globale ed ai buoni rendimenti dei titoli di Stato in quegli anni, il titolo Intesa Sanpaolo iniziò una lenta risalita dalla fine del 2012, che portò il titolo a raggiungere il suo massimo a quota 3,536€ a metà luglio del 2015.
In tutto quel periodo, il gruppo beneficiò di risultati molto soddisfacenti, dei rendimenti altissimi dei titoli di Stato italiani, e della protezione della Banca Centrale Europea che mise l’economia europea e soprattutto quella italiana, al riparo dalla crisi economica che continuava a perdurare.
Purtroppo, dalla metà del 2015 ad oggi, tutta una serie di cause portarono il titolo Intesa Sanpaolo, come quello di tutti gli altri istituti di credito italiani, a perdere tantissimo in borsa solo nell’ultimo anno, causando una situazione che oggi appare realmente molto grave.
Le cause di questo tracollo sono molteplici, e comunque questo quadro non rispecchia la realtà della situazione, nella quale le banche italiane stanno pagando più del necessario rispetto agli istituti di credito degli altri paesi, certamente in una situazione che non è migliore.
Le principali cause di questa discesa inesorabile sono la continua crescita stentata dell’Italia, la continua crisi di molti settori economici del paese, come quello industriale e manifatturiero, la diminuzione della domanda interna, l’enorme mole dei crediti inesigibili o difficili, che pesa come un macigno sui bilanci degli istituti di credito.
Inoltre, il paracadute della BCE, che attraverso i tassi ai minimi storici sta tentando di aiutare i paesi europei in difficoltà, sta allo stesso tempo iniziando a danneggiare le banche che di quei paesi ne detengono i titoli, con perdite molto ingenti nei rendimenti. In più, pesano molto sul titolo in borsa, la decisione della Gran Bretagna di uscire dall’Unione Europea, e la situazione dell’intera Eurozona e dell’Italia in particolare per i mesi a venire.
Le previsioni sembrano concordare su una crisi che continuerà a prolungarsi, soprattutto in Italia, che sembra essere il grande malato d’Europa, almeno che non si mettano in atto tutti quei meccanismi da tempo auspicati, rivolti alla crescita, alla condivisione di parte dei debiti sovrani, ed allo scorporo degli investimenti dai parametri di bilancio.
Insomma, se a livello europeo non si metterà un freno all’austerità di bilancio, la sola BCE non sarà in grado di aiutare per sempre quei paesi che sono in grande difficoltà economica, i quali a loro volta devono affrontare tutta una serie di riforme necessarie a rilanciare il paese e l’intera economia.
Interventi sono necessari anche sul fronte bancario, con l’annoso problema dei crediti inesigibili che ormai da troppo tempo sta mettendo le banche italiane sempre più nell’occhio del ciclone, a fronte di risultati operativi soddisfacenti e di una solidità superiore a quella degli altri istituti di credito. I fondamentali delle banche italiane sono buoni, le attività offrono numeri tutte con il segno più, ma se il governo italiano ed europeo non interverrà presto, affrontando questi problemi macro economici, l’intero settore bancario italiano rischia di andare veramente a fondo.
Far ripartire l’economia e gli investimenti, significherebbe anche permettere agli istituti di credito di respirare, e di affrontare questa situazione con una serenità maggiore. Inoltre, far ripartire l’economia significherebbe permetter alla BCE di rialzare progressivamente i tassi di interesse, permettendo agli istituti di credito di recuperare le perdite subite dai rendimenti dei titoli di Stato.
Le banche italiane hanno bisogno dell’economia del paese, e l’Italia ha bisogno dell’Europa. Un tracollo dell’Italia porterebbe l’economia europea al collasso, situazione che nessuno sicuramente desidera, e la sola BCE non può continuare da sola a sostenere l’intera economia europea, sostituendosi ai governi nazionali. È necessario un intervento, ed anche rapido, che ormai viene gridato da tutte le parti del mondo, sempre più preoccupati per la situazione italiana.
Oggi il titolo Intesa Sanpaolo sembra aver imboccato una fase di bassa volatilità, con un disinteresse crescente da parte degli operatori, visto il basso numero di contratti messi a segno. Purtroppo, per il momento si naviga a vista, e si aspettano di mese in mese gli indici delle piccole e medie imprese e del settore manifatturiero di agosto, per vedere quanto pesi la Brexit sull’economia europea. I bassi valori del titolo potrebbero invogliare ad entrare, ma è necessario prestare la massima attenzione, in quanto l’intero settore bancario sta vivendo una situazione di enorme incertezza. Una posizione prudente sarebbe quella di aspettare una stabilizzazione, almeno nel breve periodo.