Più passano i giorni ed i mesi e più il gioco pubblico ed i casino online con bonus assumono una duplice veste: quella di essere indicato a livello internazionale come modello di regolamentazione per quanto è riuscito ad ottenere nei confronti della rete illegale e quella di “essere demoniaco” e fonte di tutti i mali che attanagliano il nostro Paese.
E da qui sembra proprio che non se ne esca. Rispecchia chiaramente il segno della nostra politica alquanto altalenante, situazione che perdura e che negli ultimi tempi si è consolidata, e che, probabilmente, con il tempo è riuscita anche ad acutizzarsi.
Non si riesce a comprendere –ma forse questo è proprio un paradosso italiano– come all’estero ed esattamente nell’ultimo Ice appena conclusosi a Londra, da un lato il gioco pubblico italico e la sua regolamentazione sono stati esaltati in un seminario specifico proprio per i risultati ottenuti relativamente all’emersione, mentre dall’altro nel nostro Paese lo stesso gioco pubblico (e la sua riforma) veniva messo in stand by dalla Conferenza Unificata tra Governo, Regioni ed Enti Locali vista la presenza di ancora troppe entità che richiedono, a gran voce, soluzioni proibizionistiche.
Ora, se all’estero l’interesse di parecchi regolatori è stato sollecitato dai risultati ottenuti dalla normativa del gioco pubblico nostrano, dai suoi risultati ottenuti relativamente al contrasto dell’illegalità e di emersione, sino a farne un riferimento per i loro percorsi futuri in materia, perché nel nostro Paese si sta puntando direttamente ad un divieto più o meno assoluto del gioco? Forse perché proibire è più comodo che regolamentare? Strano, perché sembrerebbe che il principio diametralmente opposto, fulcro delle normative in essere studiate e create sul mondo del gioco pubblico, sia proprio quello di prevedere con la regolamentazione dell’offerta del prodotto una sorta di antidoto al dilagare imperterrito dell’illegalità.
Un segnale purtroppo chiaro di “schifofrenia politica” lo si può ritrovare anche dopo la definizione del “famigerato processo Black Monkey” in seguito alla quale si sono espressi elogi da più parti per l’enorme successo ottenuto dallo Stato relativamente alla situazione di illegalità risolta in questa situazione, elogi ai quali è stata data particolare rilevanza (giustamente) perché si trattava di aver posto fine all’illegalità in una parte del mondo del gioco e dei casino online.
Elogi alla definizione di una annosa e “brutta faccenda” che ha coinvolto la malavita organizzata, ma risultato che si è potuto ottenere proprio grazie all’esistenza di un sistema legale di gioco e di una esperienza ormai consolidata negli anni nei processi di accertamento degli illeciti e di controllo del territorio. In effetti, nel “famigerato processo Black Monkey” il gioco era una sorta di “comparsa” in relazione a tutto il resto che vi ruotava attorno, che era vera e propria mafia, malavita organizzata in una Regione come l’Emilia Romagna, territorio normalmente virtuoso ed estraneo a questi fenomeni e, generalmente, meno esposto rispetto ad altri territori.
Ragione di più quando si sottolinea che proprio in Emilia Romagna si stiano adottando nuove norme che sono orientate a cambiare notevolmente la distribuzione del prodotto gioco, laddove in quella regione il gioco ed il sano divertimento sono parte integrante di quel territorio, all’inizio terreno nel quale le apparecchiature da intrattenimento hanno trovato “un’isola quieta dove vivere”.
Anche là ora non sarà più così, vista la Legge Regionale vigente e tutte le ordinanze restrittive che nascono, crescono e si moltiplicano su quel territorio.