Quando si hanno a disposizione delle somme, piccole e grandi, da investire per il futuro o mettere da parte, non è facile riuscire a districarsi tra le diverse opzioni possibili. Se da una parte c’è chi continua a investire nel mattone, dall’altra c’è chi preferisce investire ciò che ha accumulato e cercare di farlo fruttare, magari con investimenti online. C’è anche chi, invece, preferisce evitare ogni sorta di rischio e affidarsi alla gestione patrimoniale da parte di un esperto. Quello che affronteremo nelle prossime righe è proprio quest’ultimo caso: come funziona la gestione patrimoniale e quali sono i costi ad essa connessi?
Che cos’è la gestione patrimoniale?
Quando si parla di gestione patrimoniale si fa generalmente riferimento a una forma di investimento. Questa forma di investimento prevede l’intermediazione di una figura professionale che fa appunto da tramite tra il risparmiatore e le diverse possibilità di investimento del patrimonio. Ciò avviene a fronte di un mandato, ovvero un accordo vincolante che il risparmiatore conferisce all’intermediario, in grado di determinare il raggio di azione di quest’ultimo.
L’intermediario deve infatti operare all’interno delle possibilità concordate con il risparmiatore, e quindi secondo termini e clausole ben precise che non riguardano solo i settori di investimento, ma anche il rapporto tra rischio e rendimento del capitale.
Gli intermediari, solitamente, sono costituiti dalle società di gestioni del risparmio (spesso abbreviato semplicemente in SGR), le banche abilitate alla gestione patrimoniale o le società di intermediazione mobiliare (abbreviate anche in SIM).
Quanti tipi di gestione patrimoniale esistono?
La gestione patrimoniale non rappresenta una unica possibilità, ma piuttosto un insieme di possibili scenari che l’intermediario prospetta al risparmiatore. In base a queste diverse opzioni possiamo individuarne diverse forme, ma principalmente se ne configurano tre:
- Gestione Patrimoniale in Fondi (GPF), in cui il patrimonio viene investito nell’acquisto di quote dei fondi comuni, ovvero dei fondi in cui i risparmiatori investono in modo collettivo in modo da creare valore e gestire degli asset.
- la Gestione Patrimoniale Mobiliare (GPM), in cui il patrimonio messo a disposizione dal risparmiatore viene investito in altri strumenti finanziari, che possono essere obbligazioni, azioni o derivati.
- Gestione Patrimoniale mista, ovvero quella in cui l’intermediatore opta per diversi strumenti finanziari (principalmente ETF), i quali sono valutati volta per volta in base al momento e alle tendenze del mercato.
Quali sono i costi?
Quando si calcolano i costi della gestione patrimoniale deve essere tenuto a mente che scegliendo questa opzione il risparmiatore/investitore delega all’intermediario lo svolgimento degli adempimenti e buona parte del processo decisionale relativo agli strumenti finanziari da impiegare.
In più, a ciò si aggiungono anche tutti gli adempimenti dal punto di vista fiscale, relativi quindi alle imposte. Queste ultime sono in ogni caso conteggiate e quantificate esclusivamente in caso di effettivo guadagno per il risparmiatore, aspetto che ovviamente rientra tra le clausole fondamentali del mandato.
Ad ogni modo, generalmente il costo della gestione patrimoniale oscilla tra il 2% e il 3% annuo.