Brusca battuta d’arresto per i mercati finanziari. A farla da padrone le notizie provenienti dall’Ucraina con i blindati russi che hanno varcato il confine e i dati macro economici piuttosto negativi. In particolare desta qualche preoccupazione la situazione relativa alla disoccupazione in Germania, con il tasso fermo ad agosto al 6,7%. Un dato, questo, incredibile se parogonato a quello di molti altri paesi europei ma, visto che il numero dei disoccupati risulta essere in aumento, ha destato qualche preoccupazione specialmente per il ruolo chiave del paese.
Cala anche la fiducia nell’economia dell’Eurozona, così come la fiducia delle imprese italiane. Per quanto riguarda il nostro paese sono stati negativi anche i dati riferiti alle vendite al dettaglio, con il bonus degli 80 euro che non ha dato i frutti sperati. Per quanto riguarda la Spagna i dati confermano la crescita del Pil allo 0,6% nel secondo trimestre dell’anno anche se, nota dolente, l’economia di Madrid sembra essere entrata in una spirale di deflazione.
Ma se i dati diffusi ieri danno evidenza ancora una volta di una fragilità dell’economia del vecchio continente ecco che quando si guarda al di la dell’oceano le cose cambiano e di molto.
Dgli USA arrivano dati macroeconomici completamente differenti. Per prima cosa è stato annunciato che la crescita del Pil Usa nel secondo trimestre è stata rivista al rialzo al 4,2% (in precedenza al 4%). Inoltre, altro dato molto confortante, è stata confermata al +2,5% la crescita delle spese per i consumi. Per quanto riguarda i prezzi dei prodotti di consumo personali anche questo dato fa registrare un riscontro positivo con un aumento del 2,1% su base annuale, circa un decimo in più delle stime precedenti degli analisti.
Ma il dato forse più importante è quello relativo al mondo del lavoro con i sussidi alla disoccupazione calati di 1.000 unità (ora sono a quota 298.000) nella scorsa settimana.
Insomma un mondo a 2 velocità con l’Europa che si dimostra, ancora una volta, in enorme difficoltà a gestire disoccupazione e crisi dei consumi e una preoccupante deflazione che bussa sempre più insistentemente alle porte di molti paesi membri, e gli Stati Uniti che ormai hanno consolidato la propria ripresa dando nuovo slancio a consumi interni che, indirettamente, hanno contribuito a far crescere i posti di lavoro.