L’Italia torna ufficialmente in recessione. Se per la maggior parte delle persone non c’era bisogno di ulteriori conferme per i nostri politici, presi da un inappropriato ottimismo, questa notizia è arrivata come se fosse una doccia fredda. Ma al di la di queste considerazioni vediamo quali sono stati i dati diffusi ieri che hanno fatto crollare le borse.
Nel secondo trimestre del 2014 il Pil è calato dello 0,2% rispetto ai 3 mesi precedenti con una contrazione,su base annua, dello 0,3% il che vuol dire che abbiamo appena attraversato il secondo peggior trimestre dal 2000 ad oggi.
Quello che appare assurdo, però, è come si poteva ipotizzare un dato differente. In un paese in cui la produzione industriale è ai minimi storici, la disoccupazione viaggia da un paio di anni su livelli di massima allerta, aziende e attività commerciali chiudono ogni giorno. Insomma forse era facilmente intuibile che il pil non poteva essere che negativo.
Dal canto suo il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, prova a rasserenare gli animi sottolineando che : “Non ci sarà alcuna manovra correttiva per il 2014“, e che “Il bonus da 80 euro è permanente, usatelo. Abbiate fiducia“. Parole che, al momento, non hanno sortito nessun effetto sui mercati finanziari che non aspettavano altro per scaricare un listino, come quello del FTSE MIB, che ormai ha ben poco in pancia a parte il settore bancario.
D’altra parte sono eloquenti le parole del presidente Matteo Renzi: “L’Italia deve cambiare, ma dipende solo da noi. Avanti con più decisione“. Già l’Italia dovrebbe cambiare e il primo settore da rilanciare sarebbe proprio quello della formazione, dell’innovazione e dello sviluppo. Invogliare le aziende internazionali a scegliere l’Italia come luogo dove investire e sviluppare le linee produttive.
Purtroppo però noi ci accontentiamo di dare 80 euro in busta paga, per carità per molti importanti, ma per rilanciare il paese serve molto di più.