Gli Stati Uniti continuano a crescere a ritmi invidiabili (nonostante gli ultimissimi dati siano leggermente sotto le attese). Tuttavia c’è il rischio che una bolla possa scoppiare da un momento all’altro: quella dello shale oil e gas.
Ve ne avevamo già parlato nelle scorse settimane ma ora l’allarme sembra essere più concreto. Per chi non fosse a conoscenza di questo rischio facciamo un piccolo riassunto veloce.
La tecnica dello shale oil e shale gas permette di estrarre, appunto, petrolio e gas in posti dove si pensava non fosse possibile. Si tratta di una tecnica di estrazione molto costosa e, per questo, conviene solo nel caso in cui il prezzo del petrolio sia sopra gli 80-90 dollari al barile.
Come tutti sappiamo le quotazioni del greggio sono precipitate sotto i 50 dollari rendendo, di fatto, lo shale inutilmente costoso. Inoltre la domanda ridotta di carburanti ha di fatto creato un surplus sul mercato.
Al momento attuale sono a rischio moltissime aziende con i relativi dipendenti. A questo va aggiunto che tutte queste imprese sono state finanziate a suon di prestiti dalle banche che ora rischiano di perdere molti soldi. A questo punto si aprono solo 2 scenari: il prezzo del petrolio torna a crescere e le aziende recuperano competitività sul mercato o chiudono bottega e buona pace di dipendenti e debiti.
L’unica alternativa possibile a questi 2 scenari è un intervento delle autorità che congelino i finanziamenti e mettano l’intero sistema in stand by in attesa che il prezzo del greggio si riprenda. Ma perchè ciò avvenga è necessario che torni a crescere la domanda.