Brutta tegola per NTV, Nuovo Trasporto Viaggiatori, società fondata tra gli altri da Montezemolo e Della Valle che ora rischia seriemanete di entrare in crisi per via degli alti debiti accumulati. Nonostante la società sia piuttosto giovane essendo nata appena nel 2006, sembra già che ci sia il rischio di dover mettere in mobilità ben 300 lavoratori sui 1000 attualmente impiegati.
Un taglio pesantissimo, del 30% del personale, che secondo i bene informati sarebbe inevitabile per dare almeno una speranza alla società di trasporto concorrente di Trenitalia. D’altronde i dati parlano chiaro: debito complessivo a oltre 780 milioni di euro e perdite di 156 milioni di euro. Il tutto nonostante la società abbia ingranato subito alla grande passando in pochissimo tempo da 2 a 6,2 milioni di passeggeri all’anno.
La crisi, quindi, è già in atto e a dimostrarlo ci pensano i fatti. NTV ha già provveduto a prendere misure tipiche di chi rischia di non farcela, a partire dal taglio degli stipendi dei dirigenti e passando per i contratti con i fornitori che, in molti casi, sono stati ampiamente rivisti.
Capire di chi siano le responsabilità è un’impresa ardua anche perchè, come succede spesso nel nostro paese, comincia il rimpallo delle accuse. Il managment dell’azienda sostiene che l’azienda rischi di chiudere per colpa della guerra dei prezzi scatenata da Trenitalia e dal decreto competitività del ministro dello Sviluppo, Federica Guidi, che in sostanza ha decretato la fine del regime tariffario agevolato, introdotto nel 1963.
Ovviamente la Guidi rispedisce al mittente le accuse e c’è chi, come Gasparri con la solita classe che lo contraddistingue, invita i cittadini a non comprare i biglietti dell’azienda.
A rimetterci, come al solito, sono i lavoratori. Si parla di 1000 posti di lavoro a rischio più altri 1000 tra quelli coinvolti nell’indotto. Un numero preoccupante se pensiamo alla già disastrosa situazione occupazionale del nostro paese.
Peccato, perchè da quando NTV è arrivata molto è stato fatto nel settore dei treni. D’altronde si sa, la competizione fa bene ai mercati e a noi non rimane che sperare che si trovi una via di uscita.